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Jorge Enrique Adoum

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Podría ser también

Recordar, cuando uno es o está solo, duele más
que imaginar: eso es lo que queremos demostrar.
El micrófono aumenta la verdadera voz, la ausencia:
se trata del viaje a una mujer como a una ciudad
a la que no se llega por invisible, por distante.
Y si uno llegara y estuviera allí, en ella,
va a tratarse, con esa música, de una separación
que será para siempre, como siempre.
¿A quién culpar? ¿Son destino el país
que no tuviste, la mujer en la que no entraste?
Una compañia – cualquiera –, más o menos conyugal,
o recién hallada, digo más o menos duradera,
nunca la querida no buscada, nunca la presentida,
destruiría esa sensación agridulce o dulceamarga
de lo que no es, lo que no fue, sin que importen
la voz o el rostro que le pertenecen,
tampoco la edad que sus piernas sostienen:
lo que no puede ser porque si fuera no sería.

En el fondo, dolería que no doliera.
Incluso que no doliera más de lo que duele.

.

Potrebbe essere anche

Ricordare, quando uno è o sta solo, fa più male
che immaginare: questo è quello che vogliamo dimostrare.
Il microfono amplifica la vera voce, l’assenza:
si tratta del viaggio a una donna come a una città
alla quale non si giunge da invisibile, da lontano.
E se uno giungesse e stesse lì, in lei,
si tratterebbe, con questa musica, di una separazione
che sarà per sempre, come sempre.
A chi dare la colpa? Sono destino il paese
che non avesti, la donna in cui non entrasti?
Una compagnia – qualsiasi–, più o meno coniugale,
o da poco incontrata, dico più o meno duratura,
mai l’amata non cercata, mai la presentita,
distruggerebbe questa sensazione agrodolce o dolceamara
di ciò che non è, ciò che non fu, senza che importi
la voce o il volto che le appartengono,
né l’età che le sue gambe sostengono:
ciò che non può essere perché se fosse non sarebbe.

E in fondo, farebbe male che non facesse male.
Persino che non facesse male più di quanto fa male.

.

Jorge Enrique Adoum (Ambato, Ecuador, 1926 – 2009) Nel 1944 entra a far parte di «Madrugada», movimento che segna una svolta nella storia della poesia ecuadoriana, accogliendo le innovazioni delle prime e delle seconde avanguardie e proclamandosi politicamente di sinistra. Tra il 1945 e il 1947, durante il suo soggiorno in Cile, lavora come segretario personale di Pablo Neruda che influenzerà le sue poesie ma già in “Curriculum mortis” (1968) e in “Prepoemas en postespañol” (1979) si definisce il suo particolare linguaggio e i suoi modi specifici di manipolazione e ricostruzione dei vocaboli. I suoi non sono mai semplici giochi di parole (spesso difficilmente traducibili), ma una forma di ribellione e di contestazione di ciò che chiama «subdemocracias cuarteleras» (sottodemocrazie da caserma).

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