La luna si è rotta.
si è rotta in cinque pezzi che galleggiano nel cielo
squallidamente
come cinque cocci di scodella.
Era una luna piena e luminosa
che aveva un’aria abbastanza felice.
Lì per lì ho creduto che i cosmonauti e i satelliti
artificiali l’avessero offesa in qualche modo.
Ma poi ho capito ch’era tutta colpa mia.
la guardavo fissamente con pensieri tristissimi e scomodi
e tutt’a un tratto – trac – si è rotta in cinque pezzi
quasi senza rumore.
Certo sono i miei pensieri che l’hanno urtata
in un momento in cui si sentiva particolarmente fragile.
Questi pensieri delle donne liberate sono una cosa complicata
e la luna ch’è tonda e semplice ci si trova male.
Preferiva le donne d’un tempo dalle pallide spalle
dai capelli lunghissimi
dedicate a tessere la tela dell’amore devotamente
e quando passeggiavano la notte coi loro amanti
lustrava loro gli occhi e i capelli
per farli sembrare più belli e aiutarle un poco.
Adesso ci sono le donne che camminano svelte e diritte
che prendono il tram e l’autobus per andare al lavoro.
Certo avrebbero bisogno della luna anche loro
di un riflesso più dolce nei capelli e negli occhi.
Ma la luna si è rotta
e nel cielo vagano i cocci.
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Joyce Lussu nasce come Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti a Firenze, l’8 maggio 1912, dal conte Guglielmo Salvadori Paleotti e dalla nobile inglese Giacinta Galletti di Cadilhac.
Il padre di Joyce, un liberale in ottimi rapporti con il mondo intellettuale e politico anglosassone, nel 1906 si era trasferito da Porto San Giorgio a Firenze per insegnare presso l’Istituto di Studi Superiori ma, aggredito da alcuni squadristi fiorentini, nel marzo del 1925, aveva deciso di trasferirsi in Svizzera, dove rimase in una sorta di auto-esilio fino al settembre 1934.
Joyce vivrà così tra l’Italia e l’estero gli anni dell’adolescenza, in collegi ed ambienti cosmopoliti maturando un’educazione non formale, ispirata agli interessi della famiglia per la cultura, l’impegno politico e la propensione alla curiosità, al dialogo, ai rapporti sociali. Ad Heidelberg, mentre segue le lezioni del filosofo Karl Jaspers, vede nascere, con allarmata e critica vigilanza, i primi sintomi del nazismo.
Sposa Aldo Belluigi, un giovane ricco possidente fascista di Tolentino, e con lui si reca in Kenya per raggiungere il fratello Max, che vi si era trasferito pochi mesi prima. Il matrimonio con Belluigi dura un paio di anni. Nell’ottobre del 1936 Joyce si trasferisce nel vicino Tanganika, mentre Belluigi, fa ritorno a Tolentino. Per qualche anno viaggia Joyce in più zone dell’Africa e qui cresce l’interesse partecipe per la natura e per lo sfruttamento colonialistico di genti e paesi, resteranno, da adesso in avanti, motivazioni fortemente legate alla sua scrittura e alla sua vita in genere.
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