Rivedo le tue lettere d’amore
illuminata adesso dal distacco
senza quasi rancore:
l’illusione era forte a sostenerci
ci reggevamo entrambi negli abbracci
pregando che durassero gli intenti
ci promettemmo il sempre degli amanti.
E hai potuto lasciarmi
e hai potuto intuire un’altra luce
che seguitasse oltre le mie spalle.
Mi hai suscitato dalle scarse origini
con richiami di musica divina
mi hai reso divergenza di dolore
spazio per la tua vita di ricerca
per abitarmi il tempo di un errore
e mi hai lasciato solo le tue lettere
onde ne ribevessi la mia assenza.
Alda Merini
Alda Merini, Milano 1931 – 2006 «Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita » (Alda Merini, La pazza della porta accanto)